lunedì 28 gennaio 2008

CON IL POPOLO DELLA LIBERTÀ VERSO LE ELEZIONI


Questa non dovrà essere una crisi come lo sono state tante altre in sessant'anni di Repubblica. Se nonostante gli indegni balletti di Prodi si andasse alle elezioni - e io spero ardentemente che ci si possa andare al più presto, per il bene del Paese - non basterà dunque cambiare Governo. Bisognerà anche cambiare molto di questo sistema politico che pare arrivato anch'esso ormai al capolinea. Serve quello spirito di novità che ha affermato Silvio Berlusconi fondando il Popolo della Libertà. Non si tratta soltanto di rimettere in sesto il Paese, ma di ripristinare quei principi e quei valori di libertà e poi quei programmi di sviluppo e quei metodi di gestione della cosa pubblica che il Governo Prodi, in questi due anni, ha distrutto al punto da lasciarci in eredità soltanto macerie.
Alle elezioni il Popolo della Libertà vincerà. Ne sono convinta. E con esso otterranno importanti risultati anche tutti i partiti che oggi si riconoscono nello schieramento del centrodestra. Ma c'è una ragione di questo successo annunciato: il Popolo della Libertà rappresenta quei milioni di donne e di uomini che non chiedono solo un Governo capace, efficiente e onesto. Gli italiani che si riconoscono nel Popolo della Libertà sono quelli che vogliono opporsi a quel sentimento di sfiducia - tra cittadini e Istituzioni e soprattutto tra cittadini e politica - che in questi giorni tanti stanno documentando.
Noi lo abbiamo capito per tempo e mi auguro che altri abbiano chiara la stessa percezione: senza un cambiamento radicale del modo stesso di fare politica, c'è il rischio di ripetere gli errori che nel passato hanno fatto nascere, crescere e alimentare quell'indegna casta che ha sostituito i propri interessi a quelli dei cittadini.
Probabilmente, senza il malgoverno di Prodi, non saremmo arrivati a tanto. Ma ora è questa la realtà che abbiamo di fronte e non possiamo far finta di non vederla, oppure di sottovalutarne valenza, portata e dimensioni. E aggiungo: giusto, anzi indispensabile varare, quando ciò sarà possibile, una riforma elettorale che porti alla creazione di grandi partiti che assicurino maggiore stabilità alle Istituzioni e più ampi poteri decisionali a chi ha il compito di governare. Così come è giusto prepararsi a quelle riforme di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo. Ma prima di tutto è urgente realizzare un modello di organizzazione che operi dentro la società civile, dando finalmente al cittadino tutti i poteri che, anche quando si tratta di fare politica, egli giustamente pretende e che gli vanno riconosciuti. Da quello di eleggere direttamente i rappresentanti che egli ritiene più idonei, per la loro funzione, a quello di designare direttamente le persone che devono entrare a far parte di amministrazioni e istituzioni pubbliche, per non parlare poi delle strategie e delle priorità che riguardano i programmi. Lo abbiamo detto più volte, ma vale la pena di ripeterlo: è finita l'epoca in cui l'elettore si limitava a firmare cambiali in bianco al deputato, all'assessore o al consigliere comunale di turno, per poi scomparire di scena fino alla prossima consultazione. Ora è il cittadino che vuol fare politica in prima persona, decidendo nomi, cognomi e poi anche priorità dei programmi su cui devono lavorare giunte regionali, sindaci e poi Governo centrale e Parlamento. Ecco che allora, al posto della casta politica attuale, autoreferenziale, verticistica e spesso pletorica e improduttiva, subentra una nuova classe dirigente: quella dei cittadini.
Questo è lo spirito che anima chi sta lavorando nel nostro movimento e nel Popolo della Libertà. Questo è l'obiettivo di chi, seguendo la "rivoluzione del predellino" di Silvio Berlusconi, si sta impegnando a cambiare il volto della politica. Quando gli italiani finalmente potranno tornare alle urne - e sono certa che aderiranno in massa alla proposta del Popolo della Libertà - pretenderanno il doppio impegno che ci siamo solennemente presi: quello del Governo, per risanare, gestire e poi rinnovare questo Paese, realizzando le riforme che saranno necessarie; ma anche quello di non considerare mai più i cittadini dei semplici numeri su cui contare solo al momento delle elezioni.
In Italia deve ripartire quella grande rivoluzione liberale necessaria per ridare futuro al Paese.
Michela Vittoria Brambilla

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