lunedì 21 gennaio 2008

Prodi alla Camera: forse chiederà la fiducia

Roma - La crisi di governo non è ancora in atto, nonostante la dissociazione pubblica di Clemente Mastella dalla maggioranza, ribadita per iscritto in una lettera a Romano Prodi. Manca l'atto formale: la comunicazione delle dimissioni del presidente del Consiglio al capo dello Stato, che non è ancora avvenuta, e non solo per il protrarsi fino a tarda notte delle riunioni di maggioranza a Palazzo Chigi. Prodi, confermano fonti parlamentari dell'Unione, vuole "parlamentarizzare" questo passaggio, presentandosi alle Camere e chiedendo una verifica della fiducia. La modalità sarebbe stata illustrata al telefono, in serata, da Prodi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Poi, il premier ha chiamato il presidente della Camera Fausto Bertinotti e gli ha chiesto di poter rendere "comunicazioni urgenti" domattina a Montecitorio. Alla Camera era già previsto che Prodi, in veste di ministro della Giustizia ad interim prenda la parola per il dibattito sulla relazione sullo stato della giustizia redatta dall'ex ministro Clemente Mastella. Le comunicazioni di Prodi dovrebbero essere ripetute al Senato, aprendo in entrambi i rami del Parlamento un dibattito, a conclusione del quale Prodi trarrà le conseguenze, chiedendo il voto o andando al Colle a rimettere il mandato. Diversamente da quel che può apparire, è un modo per semplificare le procedure e sapere se nelle Camere esiste la possibilità di proseguire il mandato. Di solito, infatti, di fronte ad una crisi che si apre con dichiarazioni politiche rilasciate fuori dal Parlamento, il presidente della Repubblica chiamato a svolgere il ruolo di arbitro costituzionale e di garante dell'esistenza del rapporto di fiducia fra esecutivo e Parlamento, per prima cosa chiede al premier dimissionario di andare alle Camere a verificare la situazione. Napolitano si era predisposto mentalmente a ricevere la visita di Prodi già mercoledì scorso, dopo le dimissioni del ministro Mastella annunciate nell'aula della Camera e tamponate con l'interim al premier. Napolitano seguiva con attenzione gli sviluppi della situazione politica. Al Colle non sono sfuggiti altri sintomi di indebolimento della maggioranza, a cominciare dalle dichiarazioni di Lamberto Dini e dai distinguo e dalle dissociazioni di vari spezzoni della maggioranza sul caso del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, messo sotto tiro al Senato con una mozione di sfiducia individuale, da votare dopodomani. Per non dire della decisione della Consulta, resa nota lo stesso giorno delle dimissioni di Mastella, di ammettere tutti e tre i referendum sulla legge elettorale, che ha ridotto gli spazi di manovra parlamentare per riformare il sistema di voto. Oggi Napolitano ha dedicato la giornata a scrivere il discorso previsto mercoledì a Montecitorio per celebrare il 60/o anniversario della Costituzione, ma ha tenuto un occhio sulla situazione del governo. Domani probabilmente dovrà dedicarvi tutta la sua attenzione. Come undici mesi fa, quando il governo Prodi inciampò al Senato in due votazioni e, dopo le consultazioni al Quirinale, fu rinviato alle Camere.

(il giornale)

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