martedì 31 luglio 2007

ISLAM: FINI, NELLE MOSCHEE LA PREDICA DEVE ESSERE IN ITALIANO


Non può che trovarci d’accordo l’intervento del leader di AN, Gianfranco Fini a Rieti per la giornata conclusiva della festa del Secolo d'Italia dove ha dichiarato ……."nelle moschee la predica deve essere fatta in italiano, perché ognuno prega il suo Dio come vuole ma noi abbiamo il diritto di sapere cosa accade lì dentro. Dobbiamo sapere se si prega Allah o si semina odio". Il Presidente di An ha ribadito inoltre che "i crocifissi non devono essere tolti dalle aule scolastiche perchè rappresentano la nostra identità storica e culturale, sono il comune denominatore dell'Italia e dell'Europa".

venerdì 27 luglio 2007

Il Circolo di Gricignano sul Giornale della Libertà


È motivo di grande soddisfazione per noi, a pochi giorni dalla costituzione del Circolo della Libertà di Gricignano, avere visibilità a carattere nazionale attraverso il Giornale della Libertà che esce in allegato al quotidiano “Il Giornale” diretto da Maurizio Belpietro.
Amplificare le problematiche che affliggono il nostro territorio, evidenziando le iniziative che volta per volta il nostro Circolo intenderà portare avanti per contribuire a risolverle, rappresenta per noi un risultato importante ed è per questo che ringraziamo innanzitutto la Presidente nazionale Michela Vittoria Brambilla che ha inteso accordarci la sua totale disponibilità, dando spazio ad un circolo di una piccola località di provincia, sul Giornale della Libertà.

L’ARTICOLO USCITO OGGI A PAGINA 15 DEL GIORNALE DELLA LIBERTA’

TUTELIAMO IL TERRITORIO
“Negli ultimi anni, la politica di sinistra ha promosso la costruzione di poli industriali che sono cattedrali nel deserto e che non hanno portato sviluppo ed occupazione” spiega Sebastiano Della Gatta, presidente del Circolo di Gricignano di Aversa (CE). “Abbiamo intenzione di batterci contro questo spreco di risorse pubbliche”. Soci fondatori: Giuseppe IULIANO, Giuseppe ANGELI, Giovanni ESPOSITO, Carmine DELLA GATTA, Vincenzo CASSANDRA, Domenico CHIATTO, Pietro ROMANO, Giuseppe PELLECCHIA, Giovanni MAISTO, Francesco DI FOGGIA, Alfredo DI LORENZO, Paolo AQUILANTE.

E’ nato il “Circolo della Libertà” a Gricignano di Aversa.




Un’iniziativa – dichiara il presidente del circolo Sebastiano Della Gatta - che rappresenta senz’altro un motivo di novità nel panorama politico Gricignanese. Il circolo nasce per contribuire a rilanciare l'immagine della politica e favorire l’affermazione di una nuova classe dirigente. Si rivolge alla gente comune, alle donne, ai giovani, ai pensionati, ai lavoratori dipendenti, agli imprenditori, ai professionisti, ai lavoratori autonomi e a tutti coloro che non riconoscendosi più nei riti della vecchia politica, intendono scendere direttamente in campo, per non essere più solo spettatori, ma veri protagonisti nel difendere i propri diritti, i propri interessi e la propria libertà.
Come ribadito a più riprese dalla presidente nazionale Michela Vittoria Brambilla - precisa Sebastiano Della Gatta - i circoli non sono riconducibili sotto alcuna bandiera dei partiti di centrodestra, da FI ad AN e all'UDC, ma sono un nuovo soggetto politico di italiani che si riconoscono nei valori di libertà e giustizia, legalità e meritocrazia, libera impresa, professionalità, ma anche di solidarietà, di difesa della famiglia.
Il circolo quindi è indipendente, ma intende collaborare con tutte le realtà dell'area culturale del centro-destra, per promuoverne la cultura, gli ideali e i principi. Per fare la propria parte in prospettiva del partito unico del centro-destra. Per non restare neutrali di fronte ai cambiamenti della politica, per non subire gli avvenimenti, ma esserne partecipi.
Già a 20 è il numero degli iscritti, oltre ai 13 soci fondatori, tra i quali si annoverano i nomi dei consiglieri comunali: Carmine Della Gatta capogruppo di minoranza consiliare e Giuseppe IULIANO che si dichiarono entusiasti della nuova “creatura politica”, promettendo di coinvolgere il Circolo della Libertà per affrontare anche le problematiche che affliggono il nostro territorio, riguardanti: la famiglia, la salute, la scuola, il lavoro, il precariato. E poi ancora la sicurezza, la disoccupazione e soprattutto la tutela dell’ambiente e del territorio ormai preda di una politica che produce illusioni occupazionali e impoverisce i cittadini e le aziende.
L’inaugurazione ufficiale ci sarà a settembre e coinciderà con iniziative promozionali che contribuiranno a far conoscere all’ opinione pubblica il Circolo della Libertà.

giovedì 26 luglio 2007

Il Circolo della Libertà di Gricignano, in Piazza del Plebiscito a Napoli.


Prima ancora dell’uscita ufficiale del neo costituito Circolo della Libertà di Gricignano che si terrà fra qualche giorno con l’apertura della sede di piazza Municipio, abbiamo avuto modo di partecipare numerosi unitamente agli altri Circoli nella suggestiva piazza del Plebiscito di Napoli, in occasione della manifestazione nazionale di Forza Italia nella quale è intervenuto il leader della casa della Libertà, Silvio Berlusconi.
Il nostro Circolo era presente con uno striscione e tante bandiere con il logo dell’associazione a sostenere in particolar modo la presidente Nazionale Michela Vittoria Brambilla che nel suo intervento ha affermato «È ora che questo governo getti la spugna perché esso non può continuare a gestire questo paese contro la volontà, ormai più che manifesta, della maggior parte dei suoi cittadini, tutto il paese - ha detto - è ormai in rivolta contro un governo, ma anche la società napoletana non ne può più di essere rappresentata da istituzioni, Regione e Comune insieme, che fino ad ora non hanno risolto nessuno dei gravi problemi in cui si dibatte da tempo questo territorio». Insomma «è arrivato il momento, e la manifestazione di piazza Plebiscito sarà per questo un chiaro segnale, di chiudere i conti con una sinistra che non sa proprio cosa voglia dire governare».

L’ira di Di Pietro sugli alleati: "Cercano di bloccare il gip"


Roma - «Lasciare le cose appese e dire “nessuno mi può giudicare” è una frase che va lasciata a una vecchia canzone». Antonio Di Pietro torna su quello che ha definito «un attentato alla Costituzione», ovvero «l’entrata a gamba tesa contro l’indipendenza dei giudici» di Clemente Mastella ai danni di Valentina Forleo. Si scaglia duramente contro «quelli che sperano che il gip milanese venga bloccata con un’indagine ministeriale o un trasferimento». E lancia un monito agli alleati: «Respingere la richiesta di utilizzo delle intercettazioni sarebbe un tradimento del programma di governo».

Ministro Di Pietro, prima il duro intervento di Mastella. Poi gli attacchi dei Ds. Infine l’intervento del Capo dello Stato. Non pensa che si stia creando un clima che rischia di depotenziare l’operato della Forleo?

«Guardi, togliere dal processo le intercettazioni equivale a togliere al medico la possibilità di usare il bisturi. Abbiamo bisogno di sapere tutta la verità sulla vicenda Unipol e i soggetti interessati dovrebbero capire che su di loro - se verrà bloccato l’utilizzo delle intercettazioni - rimarrà per sempre un alone, una macchia, un’ombra. La loro immagine, insomma, verrebbe per sempre sporcata».

Ma che effetto le fa vedere i Ds - che da Tangentopoli in poi hanno sempre difeso i magistrati - attaccare a testa bassa un magistrato?

«A dire il vero i primi ad attaccare Tangentopoli furono esponenti di sinistra mentre la destra, invece, la sosteneva. Io non so se le intercettazioni contengano elementi penalmente rilevanti. Ma l’importante è non continuare a buttarla in politica. Altrimenti si finisce per fare come il centrodestra».

Mastella annuncia che scriverà a Prodi per chiedere le sue dimissioni.

«Non cadrò nell’errore della polemica perché alimenterei la personalizzazione del problema che è proprio quello che vuole una certa parte. Mastella è il ventriloquo di una volontà maggioritaria. Mi sembra che molti vogliano sfuggire al problema: è vero o non è vero che i furbetti del quartierino hanno avuto rapporti di sponsorizzazione o connivenza con esponenti politici? Su questo è necessario che il Parlamento si esprima. Serve una decisione nel merito prima delle ferie, nell’interesse delle persone interessate perché altrimenti butteremmo la loro privacy e il loro onore in balìa del gossip estivo. L’impressione è che molti sperino che la magistratura venga fermata da un’inchiesta ministeriale o da una denuncia di comodo che faccia scattare il trasferimento della territorialità dell’inchiesta stessa».
Lei ritiene che il Capo dello Stato abbia voluto inviare un messaggio al gip Clementina Forleo?

«È del tutto ovvio rilevare una concatenazione tra le sue affermazioni e il caso della Forleo. In linea astratta e teorica la sua tesi è corretta quando afferma che non vanno inserite valutazioni non pertinenti. Ma nel caso della Forleo non vi è nulla di più pertinente che motivare perché si chiede l’utilizzo delle intercettazioni».

Ritiene che la richiesta di utilizzo delle intercettazioni verrà respinta con un voto bipartisan?

«Se ciò accadesse l’ultimo scampolo di credibilità del Parlamento andrebbe a farsi friggere. Il Paese reale non lo accetterebbe. Il principio sarebbe: oggi do una mano a te, domani tu la dai a me. Sarebbe un mutuo soccorso».

Lei è pronto a chiedere ai Ds di fermare la loro offensiva?

«Credo che il centrosinistra nel suo insieme dovrebbe farlo. Se l’Unione rifiutasse la richiesta milanese creerebbe uno scollegamento tra il programma di governo e l’attività parlamentare. Sarebbe un tradimento».

C’è chi paragona la situazione attuale a quella del 1992. Lei condivide questo paragone?

«Non vedo nulla di nuovo sotto il sole. Oggi come allora tutte le volte che un politico viene colpito dice che c’è una invasione di campo per fini politici. Ogni volta c’è lo stesso ritornello da destra e da sinistra. Inoltre si sta creando un fenomeno di uso abusivo dell’immunità parlamentare che andrebbe abrogata».

Ma lei cosa pensa del comportamento di Clementina Forleo? È un’anomalia il fatto che il gip sia andato oltre le richieste del pm?

«Ma siamo davvero così certi che sia andata oltre le richieste del pm? Nella richiesta del pm si fa riferimento a persone già individuate ma anche ad altre da individuare. Mi pare che la decisione del giudice sia molto in continuità con gli accertamenti della Procura. Se vogliono attaccarla dovranno trovare altri argomenti».

mercoledì 25 luglio 2007

"Quando fu attaccato Berlusconi nessuno osò criticare le toghe"


Roma - Onorevole Bondi, che effetto le fa la metamorfosi dei Ds nell’atteggiamento verso la magistratura?

«Più osservo i comportamenti di questa classe politica, e più stimo e ammiro Berlusconi. Io ho vissuto e condiviso le sofferenze che gli hanno inflitto e continuano a infliggergli, in questi ultimi 12 anni. I magistrati contro di lui hanno dimostrato di essere animati da un impeto politico, anche grazie al fatto di non dover rendere conto a nessuno del proprio operato. Io vorrei avere un colloquio personale con D’Alema, Fassino e Veltroni per fargli capire le sofferenze che alcuni magistrati hanno causato a Berlusconi. Ascoltare La Torre ammettere che fu sbagliato inviare nel ’94 un avviso di garanzia durante il G8 colpisce. Ma allora non ci fu nessuno che avesse il coraggio di criticare la magistratura».

Non è un errore sparare nel mucchio, come a volte ha fatto il centrodestra?

«La mia concezione della giustizia è quella di Piero Calamandrei che già in occasione dell’assemblea costituente pose l’accento sulla necessità di avere il giudice come figura terza tra l’avvocato dell’accusa e l’avvocato della difesa. Sono assolutamente convinto che la maggioranza dei magistrati in Italia sia formata da magistrati seri, scrupolosi, indipendenti e autonomi da ogni fazione politica. Ma ci sono anche alcuni magistrati politicizzati le cui indagini la sinistra ha cavalcato in questi anni».

Il centrodestra ha scelto un basso profilo sulla Forleo. Non teme che l’elettorato possa non capire?

«Noi non potremo mai diventare giustizialisti perché abbiamo una cultura e dei principi che ci impongono una coerenza. Tutto il contrario di ciò che fa la sinistra che ha mutuato le parole di Scalfaro: “Io non ci sto” e si autoassolve con una telefonata di solidarietà di Prodi a Fassino e D’Alema. È necessario che la sinistra affronti un discorso di verità sui rapporti tra politica e magistratura e sulla sua storia».

Ma lei crede nell’onestà della leadership dei Ds?

«Conoscendo D’Alema, La Torre e Fassino non ho alcun dubbio sul fatto che siano personalmente onesti. Ma questo non significa che il disegno non fosse pericoloso perché era quello - per usare le parole di Latorre - di “cambiare il volto del potere italiano”. Molte cose vanno chiarite. È nella loro cultura l’istinto di costruire un sistema di potere come quello realizzato nelle regioni del Centro-Italia in cui si è compiuta l’assoluta mescolanza tra potere politico e potere economico, anzi in cui non v’è un solo spazio della società civile non dominato e controllato dal potere politico. Se fosse andato in porto il loro disegno questo sistema di potere si sarebbe esteso all’Italia intera. E la libertà e la democrazia avrebbero subito un grave colpo perché voglio ricordare che nelle regioni del Centro Italia non vi è più una alternanza fisiologica al potere da oltre 50 anni».
Esiste la possibilità che i Ds diano indicazione di votare a favore dell’utilizzo delle intercettazioni da parte del Gip di Milano. Potrebbe verificarsi il paradosso di un via libera da parte dei Ds e di un No da parte di Forza Italia?

«Questo Paese è così impazzito che può verificarsi benissimo il caso che noi ci riconfermiamo garantisti nel momento stesso in cui loro continuano a essere giustizialisti contro se stessi, prigionieri del meccanismo che loro stessi hanno creato. Al di là di questo paradosso noi valuteremo le carte nelle commissioni competenti prima di assumere una decisione definitiva».

martedì 24 luglio 2007

Berlusconi a Napoli


GLI UNDER 40 E UN INCUBO DI NOME PRODI


Gli under 40 - e io sono tra questi - sono sgomenti per lo spettacolo offerto da Romano Prodi. Non avendo, per loro fortuna, vissuto le mirabolanti e a volte sciagurate esperienze della politica della Prima Repubblica, non riescono proprio a capire come, in pieno Terzo millennio, le sorti di un intero Paese possano essere ancora affidate a un governo che tutti, anche la maggior parte di coloro che lo hanno votalo, considerano ormai in coma irreversibile. È come se questa Repubblica avesse fatto all'improvviso un balzo indietro di molti anni, quando si mettevano in piedi posticci governi di tregua balneare pur di prendere altro tempo e di studiare soluzioni che poi però finivano anch'esse per crollare al primo voto in Parlamento, che poi balneare purtroppo questo governo nemmeno è, perché, pur sapendo che è ormai più che prossima, per volontà dei suoi stessi sostenitori, la resa dei conti, continua a far azioni sciagurate alle quali non sarà poi facile porre rimedio.
Gli under 40, ma non certo soltanto loro, sono doppiamente sgomenti per una serie di più che validi motivi 1) Il primo preoccupante campanello d'allarme è l'immediata bocciatura da parte delle società di rating del progetto di riforma delle, pensioni varato del governo. A loro dire, esso non affronta, anzi aggrava pesantemente, la nostra situazione debitoria. Tale giudizio potrà comportare, entro l'anno, un ulteriore declassamento sui mercati finanziari del sistema-Italia con conseguenze facilmente immaginabili. La situazione potrà essere anche peggiore se Rifondazione comunista riuscirà poi a strappare, in Parlamento, altri correttivi al ribasso per quanto riguarda l'età pensionabile e il resto. Insomma, al peggio non c'è mai fine e a me pare che ormai l'unica soluzione possibile siano le elezioni.
2) La legge finanziaria non dovrà solo recuperare in qualche modo, dato che le compensazioni di entrata indicate nel progetto sono per ora pezzi di carta, la perdita di un miliardo e 450 milioni di euro derivante dall'abolizione, per il 2008, dello scalone. La manovra d'autunno dovrà recuperare risorse anche per un'altra serie di voci che restano senza copertura. Innanzitutto, 4 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e per la messa a ruolo di migliaia, di precari della scuola. Poi occorrono altri 2 miliardi di euro per coprire il surplus di indebitamento derivante dall'aumento del tasso di sconto deciso dalla Bce, che poi potrebbero diventare di più se arrivasse anche il declassamento del rating. E ancora, 2 miliardi di euro per tener buoni i fornitori di ospedali e di apparati di sicurezza ormai pronti, nel caso che non vengano saldate almeno le vecchie fatture, a sospendere le forniture. E infine, altri 3 miliardi di euro per evitare il blocco delle opere di ANAS e Ferrovie, anch'esse, come il governo, in stato comatoso. E dove prendere tutto questo denaro se non dalle tasche degli italiani, vista l'impossibilità -perché allora sì che l'Unione europea ci metterebbe al muro - di accrescere il nostro debito?
Però la vicenda che lascia gli under 40 ancor più sgomenti, anzi direi esterrefatti, è quella di Alitalia. Questo governo è riuscito - unico caso in Europa - a disastrare, con la sua gestione, il nostro trasporto aereo, cioè quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello di una moderna economia. Non solo, è anche riuscito a vanificare ogni tipo di sbocco che non sia quello di un commissariamento che, se dovesse realizzarsi, comporterebbe pesanti oneri ulteriori per i conti pubblici. E parliamo sempre di miliardi di euro.
Ecco perché la sempre più pressante domanda che ci poniamo, in questa vigilia di agosto, noi under 40, così come tantissimi altri italiani, è ormai una e una soltanto: quando potrà davvero finire questo incubo?

Speciale, gli atti su Padoa-Schioppa, trasmessi al tribunale dei ministri


Roma -24 luglio 2007- È finito al tribunale dei ministri il fascicolo aperto dalla procura di Roma nei confronti di Tommaso Padoa-Schioppa, indagato per diffamazione dopo la denuncia presentata dall’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, con riferimento a quanto dichiarato dal titolare del dicastero dell’Economia il 6 giugno scorso nel dibattito al Senato sul caso Visco. Il procuratore Giovanni Ferrara e il pm Angelantonio Racanelli hanno trasmesso gli atti al competente collegio per i reati ministeriali con richiesta di svolgere ulteriori indagini, a riprova che la querela di Speciale ha un suo fondamento.

La denuncia Nella denuncia che Speciale ha presentato tramite l’avvocato Ugo Longo, Padoa-Schioppa è accusato di 2aver espresso dichiarazioni fondate su falsità, su manipolazioni, su una visione capziosa e mendace di quanto è accaduto" nel contenzioso con il viceministro Vincenzo Visco, a sua volta indagato a Roma per tentato abuso d’ufficio e minacce per le pressioni esercitate sul generale perché trasferisse quattro alti ufficiali delle Fiamme Gialle in servizio in Lombardia la scorsa estate. Secondo il ministro dell’Economia, Speciale "ha gestito in modo personalistico il Corpo, escludendo la catena gerarchica dalle scelte e dalle decisioni; ha perseguito una discutibile politica degli encomi idonea a modificare le graduatorie interne ai fini dell’avanzamento; non ha tenuto un comportamento leale nei confronti dell’autorità politica, in particolare omettendo di trasmettere o di comunicare le lettere inviategli dalla procura di Milano; non è stato in grado di vigilare e di impedire che fossero pubblicati dalla stampa documenti riservati relativi a carteggi intercorsi tra lo stesso comandante generale e alti ufficiali del Corpo e tra lui stesso e Visco; ha forzato le regole di attribuzione degli incarichi attribuendo su base fiduciaria e personale funzioni importanti ad ufficiali carenti dei requisiti formali richiesti; ha mostrato una grave inadeguatezza nello scegliere i collaboratori più stretti tanto che per uno di essi è stato proposto di rinviarlo a giudizio per reati gravissimi". Tutte queste dichiarazioni, secondo Speciale, "sono certamente, nei toni, intrinsecamente diffamatorie» e "inattendibili" e "la completa falsità dei fatti contenuti" nell’intervento pubblico di Padoa-Schioppa sono "gravemente lesive della dignità del denunciante".

UDC: D'ONOFRIO, oggi nessun soccorso dell'Udc al senato


(ANSA) - ROMA, 24 LUG - 'Non c'e' stato, non c'e' e non ci sara' nessun soccorso dell'udc al governo'. E' quanto assicura il presidente dei senatori dell'udc, Francesco D'Onofrio, al termine della riunione dei capigruppo riferendosi al dibattito di oggi pomeriggio a Palazzo Madama sulla politica estera con Massimo D'Alema.
D'Onofrio sottolinea che l'udc ha firmato la risoluzione della Cdl sulla politica estera e lamenta il fatto che 'anche oggi sui giornali si parla di un possibile, eventuale aiuto dell'udc. E' falso'.

PD: NANIA, VELTRONI FA SUE NOSTRE RIFORME MA LEGISLATURA MORTA


Roma -24/07/2007 "Le dieci proposte di riforme di Veltroni ricalcano sostanzialmente quelle che la Cdl approvò nella scorsa legislatura. Fa piacere che il sindaco di Roma ora le faccia proprie anche se le ha osteggiate senza buone ragioni, quasi che noi si attentasse alla democrazia, quando le abbiamo realizzate". Lo dichiara il vice presidente dei senatori di An, Domenico Nania, commentando le proposte di riforma di Walter Veltroni.
Ma è "velleitario - sottolinea - pensare di poterle affrontare in questa legislatura politicamente morta. Non è vero dunque, come Veltroni sostiene, che molte legislature sono trascorse invano - aggiunge -. Se la sinistra non avesse messo in piedi una campagna di denigrazione fondata sul presupposto inaccettabile che le riforme si fanno solo quando la sinistra è al governo - osserva - adesso l'Italia avrebbe potuto contare su istituzioni più efficienti ed efficaci, su riforme che riducevano i costi della politica di cui oggi tanto si parla e questa legislatura sarebbe potuta servire anche per mettere a punto quelle parti della riforma che si ritenevano da modificare.
Veltroni afferma, quindi, che le riforme proposte sono di assoluta urgenza, ma omette di dire che questo governo per le sue scelte impopolari ha determinato una contrapposizione tra le forze politiche e un malcontento nel Paese mai registrati".

Fonte : Agenzie

domenica 22 luglio 2007

LA PAROLA AL PRESIDENTE NAZIONALE

MEMORANDUM PER LE VACANZE

Chi si prepara ad andare in vacanza farebbe bene a portarsi in spiaggia, o sui sentieri di montagna, anche un succinto memorandum degli eventi più importanti che potranno accadere in autunno. Parliamo di appuntamenti che non riguardano solo i palazzi del potere, ma che decideranno la politica del Paese, e quindi finiranno per interessare da vicino la vita dei cittadini. Già a metà settembre cominceranno, difatti, i fuochi d'artificio sulla nuova legge finanziaria 2008. La memoria di quella disastrosa, varata dal Governo Prodi nello scorso dicembre, ci fa capire che si tratterà di un appuntamento delicato e ancora una volta doloroso per i conti di famiglie e imprese. Contrariamente a quanto era stato solennemente promesso (ma che spergiuri questi ministri!), conterrà un'altra manovra di almeno 11 miliardi di euro. Ma i conti non erano stati già risanati? Bugie, purtroppo. Basta fare due calcoli e una somma. Mancano 4 miliardi per la copertura dei nuovi contratti del pubblico impiego, compreso il costo dei precari messi ora a ruolo nella scuola. Poi ci vogliono 2 miliardi per far fronte al nuovo margine di indebitamento dovuto all'aumento del tasso di sconto deciso dalla Bce, e che, proprio in autunno, potrebbe riservare ulteriori e sgradevoli sorprese. Almeno 1 miliardo serve per coprire i buchi della sanità, a meno che non si voglia lasciare molti ospedali senza garze, bisturi e portantini. Un altro miliardo, se basterà, occorre per ripianare i debiti accumulati dalle forze di sicurezza per il rinnovo di parte dell'ormai vetusto parco delle volanti e per riattivare forniture da tempo bloccate, perché è da un anno che il ministero dell'Interno non salda più le fatture. Altri 3 miliardi sono necessari per evitare il blocco delle opere dell'Anas e delle Ferrovie. E siamo arrivati a 11 miliardi. Ma non è finita qui, perché se il Governo decidesse di abolire lo "scalone" per le pensioni, andrebbe scucito un altro miliardo e mezzo solo per il 2008. Dove prendere tutti questi soldi? Ovviamente dalle tasche dei contribuenti, perché i cosiddetti tagli di spesa della pubblica amministrazione che il Governo sta prospettando, non potranno essere operativi - sempre che poi lo possano diventare veramente - prima di due o tre anni. Intanto, grazie sempre a questo Governo, la spesa pubblica ha superato il 50% dell'intera ricchezza prodotta in questo paese. Un'enormità. Sarebbe anche assai opportuno che, in autunno, chi volesse viaggiare per turismo o per lavoro scegliesse mezzi di trasporto propri, cioè diversi dall'aereo e dal treno. Per come si sono messe le cose infatti per l'Alitalia non c'è nessun vero compratore in vista: i conti sono talmente al collasso da paventare ormai la bancarotta. Ma non stanno poi tanto meglio i nostri treni: non ci sono i soldi nemmeno per una decente manutenzione, tanto che milioni di pendolari sono ormai costretti ad un quotidiano martirio, per poter lavorare o studiare. E arriverà, sempre in autunno, il momento in cui questo Governo dovrà scoprire anche le carte sui cosiddetti costi della politica. Il disegno di legge predisposto, prima ancora di approdare alle Camere, ha sollevato un vero putiferio. Primo, perché, invece di tagliare di netto strutture e costi dei ministeri, ha preteso di usare la mannaia contro i Comuni. Immaginatevi quali siano state le reazioni di questi ultimi. Secondo, perché questa legge prevede un elenco di proposte di impossibile attuazione. Insomma tutta carta da gettare nel cestino. L'ennesima prova di incapacità di questo Governo. Ed è questo il problema dei problemi: una maggioranza e un Esecutivo che hanno ormai ampiamente dimostrato, non solo di non saper proprio governare, ma di saper anche combinare guasti che sarà poi assai difficile riparare. A pagare il conto di questa incapacità sono chiamati, come sempre, gli italiani. Tanto che, in calce a questo memorandum delle vacanze, il cittadino, al mare o sui monti, potrebbe scrivere di proprio pugno un commento del tipo: ma perché tutti insieme non facciamo subito qualcosa per liberarci di Prodi & Co?

sabato 21 luglio 2007

PENSIONI: FINI, VEDREMO SE LA MAGGIORANZA REGGERA' AL SENATO


Forte dei Marmi (Lu), 20 lug - "Prima di dire che la riforma delle pensioni è fatta credo che occorra attendere le valutazioni della sinistra radicale che non a caso è scontenta visto che non si tratta di una riforma negativa del merito, se non per il costo che comporterà: 10 miliardi di euro in 10 anni, e non è ben chiaro come verranno reperite queste risorse". Lo ha detto il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, commentando, all'arrivo alla Summer School di Azione universitaria in corso in Versilia, l'intesa trovata stanotte tra governo e sindacati sulla riforma previdenziale. "In termini politici - ha proseguito il leader di An - siamo di fronte chiaramente a una battuta d'arresto per il fronte più massimalista e più radicale. Vedremo se soprattutto al Senato la maggioranza reggera'".







Fonte : Agenzie

venerdì 20 luglio 2007

UDC: GIOVANARDI A CASINI,NIENTE PONTE VERSO RUTELLI-VELTRONI

ROMA, 20 LUG - ''Con tutto il rispetto per Fassino e D'Alema, e aggiungo io Violante e la Turco, non ritengo affatto che i capi del centrodestra e soprattutto gli elettori del centrodestra pensino di avere idee molto simili a quelle di questi esponenti della sinistra''. Cosi' Carlo Giovanardi, leader della minoranza dell'Udc, replica a Pier Ferdinando Casini che, in un incontro a Fregene, ha sostenuto che lui stesso, Fini, Berlusconi, Fassino e D'Alema non hanno idee cosi' distanti fra loro. ''Noi - continua Giovanardi - non siamo interessati ad andare oltre l'Udc per costruire un ponte verso Rutelli e Veltroni, ma a rafforzare il centrodestra costruendo assieme agli alleati una piattaforma politica-programmatica in cui trovino il massimo spazio i nostri principi e i nostri irrinunciabili valori di popolari-liberali''.
(ANSA).

martedì 17 luglio 2007

MARIO DRAGHI: PERCHÉ I CONTI NON TORNANO



http://www.circolodellaliberta.it/scheda_manifesto.php?id=77

In questo articolo uscito il 17 luglio sul quotidiano "Libero", Oscar Giannino parla dell'inesistenza del tesoretto. "Svelata" da Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, in un'audizione parlamentare. Dopo mesi di cicaleccio del centrosinistra, gli italiani avevano capito che cosa fosse, il "Tesoretto". Non c'entra niente l'opera di ser Brunetto Latini, una volta conosciuta almeno da tutti coloro che leggevano anche superficialmente la Commedia di Padre Dante. No, il Tesoretto dalla T maiuscola era il mitico extragettitto fiscale, raccolto col giro di vite su noi poveri tassassinati da Lorsignori. Una manna sottratta a noi avaracci e miracolosamente riattribuita invece a chi davvero ne aveva socialmente bisogno. Ebbene, il Tesoretto non c'è. Non c'è mai stato. E comunque non c'è più. Se lo sono già divorato, Lorsignori.Ieri il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua audizione parlamentare sul Dpef del governo, l'ha detto senza mezzi termini. Il Tesoretto non c'è. È tutta una panzana politica. In finanziaria, in un comma scritto dai tecnici dell'Economia e giunto in aula al senato senza esami preventivi, proprio per evitare che i parlamentari del centrosinistra continuassero coi loro colpi di mano, c'era scritto con grande chiarezza che l'extragettito fiscale raccolto grazie al più favorevole andamento dell'economia reale e al drastico aggravamento disposto dal governo, avrebbe dovuto essere destinato alla maggior copertura del deficit e dunque del debito pubblico. Ed è per questo (...) che il governatore ieri ha svelato che la bugia sin dall'inizio aveva le gambe corte. (...)Gli esponenti del governo si erano dati un gran daffare, per gonfiare la cifra del Tesoretto. (...) Si va dall'astronomica cifra di ben 26 miliardi di euro, ai 10 che il ministro Ferrero tentava di difendere nell'aprile scorso, ai non più di 5 che (...) Padoa-Schioppa quantificava a inizio giugno. Prima di essere smentito da Romano Prodi in persona, che lo fissò in più di 6 miliardi, e dal ricredersi egli stesso, visto che al Consiglio dei ministri che ha varato il decreto spalmagettito il ministro dell'Economia cambiò idea, e da che era dipinto con una punta di disprezzo come "Mr Calcolatrice" da Guglielmo Epifani, disse invece che «la redistribuzione sociale viene prima dei saldi di bilancio».Senonché (...) in quello stesso decreto il governo è costretto in questi giorni a inserire nuovi emendamenti che in realtà non servono affatto a redistribuire, ma aggravano ulteriormente il prelievo. Come vi spieghiamo su Libero Mercato a proposito delle minori deducibilità per le holding industriali, introdotte per rimediare al pasticcio dell'estensione dello sgravio Irap a banche e assicurazioni che il governo non voleva e Bruxelles ha imposto per evitare improprie distorsioni: ma si tratta di una misura che gli esperti del settore e noi per primi ancora non siamo riusciti a quantificare precisamente, e che potrebbe tradursi in una nuova falcidie per una bella lista di società quotate di primaria importanza, nell'economia italiana.Non la facciamo lunga con particolari tecnici. Andiamo alla sostanza, il Dpef del governo è come ieri l'ha bollato il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro: altroché extra-gettito da dividere tra italiani disagiati, malgrado le massicce nuove entrate disposte, il documento del governo sottostima la spesa pubblica che il governo con la finanziaria ha già immesso nelle condutture delle pubbliche amministrazioni. E il conto, purtroppo, si può già oggi fare. È solo approssimativo, e sicuramente per difetto. Ma se ai 21 miliardi di spesa pubblica ancora da coprire già inseriti in una tabella anodina a pagina 31 del Dpef governativo si sommano i discostamenti di maggior deficit previsti dal governo nel 2008 e 2009 rispetto ai tetti che di rientro erano stati precontrattati con la Commissione Europa da Tremonti (...) il conto che già oggi si può fare ammonta a una cinquantina di miliardi di euro di spesa pubblica, tutti ancora da finanziarie.Non lo scriviamo solo noi, che siamo ingiustamente sospettati di essere pregiudizialmente ostili al centrosinistra e al governo Prodi. Giudizi del tutto analoghi - compresa la quantificazione degli oneri aggiuntivi non dichiarati e da coprire con ancora maggiori entrate - è stata fatta tanto da osservatori considerati autorevolmente "indipendenti", come Francesco Giavazzi, quanto da economisti tradizionalmente e a ragione considerati sostenitori espliciti o quanto meno simpatizzanti del centrosinistra, da Luigi Spaventa all'intero circolo de Lavoce.info, raccolto intorno a Tito Boeri. Lo ha detto il Fondo Monetario Internazionale. Lo ha detto a Bruxelles il commissario agli Affari Monetari, Almunia.È due volte incredibile che questa tracimazione di spesa pubblica aggiuntiva avvenga a fronte di una torchiatura fiscale da record (...) e mentre tutte le branche dell'amministrazione tributaria sono impegnate in una massiccia campagna volta a raccogliere tutto il raccoglibile. Basti pensare al più 53% dei titoli esecutivi precostituiti dal contenzioso tributario nei primi sei mesi dell'anno rispetto ad analogo periodo 2006, in assenza di contraddittorio col contribuente come purtroppo consente l'attuale ordinamento statalista, per il quale prima lo Stato ti mette le mani in tasca stabilendo quanto ha titolo per prenderti, e solo dopo tu contribuente vessato puoi tentare di smentirlo, ma con l'onere della prova ribaltato a tuo carico.Ancora attendiamo di capire quali ulteriori aggravi comporterà al deficit previdenziale la "proposta Prodi" sull'abrogazione dello scalone Maroni. E Dio sa - ma forse neanche lui - quali sorprese tassaespendi potrebbe riservarci la finanziaria prossima, se Prodi resterà sui suoi malfermi appigli. Il governatore Draghi, ieri, già ha detto a quali linee dovrebbe attenersi il governo di un anno prima delle inevitabili elezioni nel 2008. Meno tasse, meno spese. Altroché Tesoretto divorato dalle locuste prodiane.