Quale Governo, in un altro stato europeo, avrebbe il coraggio di restare in piedi se si trovasse in condizioni analoghe a quelle in cui oggi si trova la coalizione guidata da Romano Prodi? Proprio nessuno: ci metterebbero qualche giorno a verificare la comprovata e ormai irreversibile precarietà del suo stato e poi via, a casa, e anche di corsa. Ma l'Italia è un Paese fuori norma, che fa capo a sé, capace talvolta - ed è appunto questa l'esperienza che gli italiani da circa un anno e mezzo stanno vivendo sulla loro pelle - di fare politica e soprattutto di gestire le Istituzioni in modo troppo originale. Esce dalle urne una coalizione non solo talmente contraddittoria e composita da non avere nemmeno una linea politica, ma incapace anche di conquistare la maggioranza dei seggi al Senato, fatto assai sconveniente per Istituzioni che, come le nostre, assegnano la sovranità proprio al Parlamento.
E che importa? La cosa importante è non mollare il potere. E poi ci sono i senatori a vita che possono pur sempre fare da tappabuchi. Perché la priorità non è legiferare ma sopravvivere e nel modo che sappiamo. Purtroppo per noi.
C'è un magistrato che ha ricevuto l'incarico di svolgere un'indagine giudiziaria - centinaia di faldoni raccolti in un paio di anni di lavoro -nella quale paiono coinvolti, in qualche modo e sulla base di indizi che sono ovviamente ancora tutti da verificare, anche il presidente del Consiglio in carica e il ministro Guardasigilli? E che problema c'è? Usando strumenti del tutto legittimi perché previsti da leggi e procedure, il Guardasigilli si adopera perché l'inchiesta venga tolta al malcapitato, che poi può darsi che abbia anche qualche macchia nel suo curriculum.
Non pare che un fatto simile sia mai accaduto prima. Tanto che c'è da chiedersi: avete per caso un'idea di quante barricate si sarebbero subito alzate in Italia se il Governo Berlusconi, nella scorsa legislatura, avesse preso o comunque assecondato un'iniziativa del genere? Ma queste, del resto, sono solo due perle di una lunga collana di misfatti, di contraddizioni e di palesi inadempienze che il Governo Prodi è riuscito a inanellare durante questa sua già fin troppo lunga e, per molti cittadini, del tutto indigesta gestione delle nostre Istituzioni. Ripassarla tutta, misfatto per misfatto, è ormai addirittura inutile perché, stando agli ultimi sondaggi, almeno il 63% degli italiani ha ben chiara la situazione ed è solo in attesa di potere tornare a votare: un devastante aumento della pressione fiscale che ha raddoppiato il numero delle famiglie indebitate, uno sviluppo economico che è oggi il più basso d'Europa, spesa pubblica gonfiata a dismisura, sicurezza sotto zero e criminalità a 100. E poi, ai margini di tutto questo, una conflittualità continua ed esasperata di partiti, di fatto incapaci di trovare forme costruttive di coesistenza per la formulazione di programmi, leggi e riforme. Insomma, mille vere ragioni perché questo Governo vada a casa, diecimila perché si torni subito alle urne. Al più presto. Caro Presidente Napolitano, lasciaci tornare a votare.
Michela Vittoria Brambilla
venerdì 26 ottobre 2007
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