venerdì 29 febbraio 2008

PDL: IL CIRCOLO DELLA LIBERTA' DI GRICIGNANO IN PIAZZA.


Anche il Circolo della Libertà di Gricignano di Aversa si mobilita per le primarie sul programma del Popolo della Libertà. Ad annunciarlo è il presidente del CdL, Sebastiano Della Gatta che afferma - Domenica 2 Marzo, infatti, in piazza Municipio a Gricignano, così come in tutte le piazze d’Italia, verrà allestito un gazebo dove i cittadini potranno dire quali sono le priorità che il Popolo della Libertà dovrà affrontare in caso di vittoria alle prossime elezioni. Alle primarie saranno dunque distribuite tre schede: una sul lavoro, una sulla famiglia e l’ultima sulla sicurezza. Su ciascuna saranno indicati cinque punti di ognuno di questi i nostri concittadini, potranno dire se lo ritengono più o meno urgente, dandogli una valutazione da 1 a 5. In basso a ognuna delle tre schede, ci sarà poi uno spazio per commenti, proposte e suggerimenti. Partecipando alle primarie, dunque, i cittadini avranno la possibilità di dare il loro personale contributo alla definizione del programma del Popolo della Libertà, che verrà presto presentato.

giovedì 28 febbraio 2008

Che c’entra l’Istituto Comprensivo con la Direzione Didattica a Gricignano?



A chiedere spiegazioni all’esecutivo guidato da Andrea Lettieri è Giuseppe IULIANO, consigliere comunale di opposizione e socio fondatore del Circolo della Libertà, che afferma: ritengo che la trasformazione della scuola media G. Pascoli in Istituto Comprensivo, con l’aggregazione di due prime classi della scuola primaria (elementare) e di due sezioni della scuola dell’infanzia (materna), sia stata una scelta fuori luogo e priva di ogni fondamento .
È pur vero che il DPR 233/98 (Regolamento per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche) consente l’autonomia della scuola, all’atto in cui la stessa abbia, tra l’altro, una popolazione scolastica di almeno 500 alunni ma, di contro, il problema delle scuole sottoutilizzate, riguarda diversi comuni della Provincia, come per esempio la scuola media di Cesa che consta di circa 320 alunni, numero palesemente inferiore ai 380 ragazzi che frequentano la nostra scuola e ben lontano dai 500 alunni previsti per legge, e nonostante ciò, il comune di Cesa non ha deliberatamente complicato le cose, come è stato fatto per esempio a Gricignano, dove la giunta Lettieri ha richiesto, tra l’altro, l’Istituto Comprensivo con le caratteristiche di cui sopra (con delibera di giunta nr. 148 del 10 ottobre 2007) mettendo come si suol dire “il carro davanti ai buoi”.
Il risultato di questa brillante operazione - aggiunge IULIANO - in termini di numeri è stato che la popolazione scolastica della già scuola media è passata da 380 a circa 440, (numero che ricordo ancora al di sotto dei parametri imposti per legge), mentre sotto l’aspetto umano, che è quello che a noi interessa di più, è che ci sono circa 60 famiglie costrette a iscrivere i propri bambini di tre e cinque anni nella scuola media e, tra queste, vi sono mamme che dovranno dividersi, per esempio, tra un bambino alla scuola F. Santagata ed uno alla scuola G. Pascoli pur frequentando, badate bene, entrambi la scuola primaria. Inoltre, non vanno sottovalutati gli evidenti problemi di socializzazione a cui sarebbero esposti i bambini.
Tirando le somme - conclude il consigliere IULIANO - da questa strana vicenda a farne le spese sono sempre i cittadini che ormai, in tanti, hanno già annunciato di ritirare i propri figli dalla scuola pubblica per ovviare al disservizio subito. Altro che successo, preferirei parlare di fallimento che chiama in causa ancora una volta l’amministrazione Lettieri ed in particolare il delegato all’Istruzione al quale chiedo di prendere provvedimenti per salvare il salvabile e riqualificare la questione alla luce dei disservizi arrecati.

sabato 23 febbraio 2008

RACCOLTA DIFFERENZIATA: “VERGOGNA”


Gricignano è l’ultimo Comune della provincia di Caserta, con una raccolta differenziata pari a 0 %. Questo è il verdetto di Legambiente nella classifica stilata per l’anno 2007.
Non ci aspettavamo di certo risultati eccezionali, ma apprendere addirittura di essere l’esempio negativo per eccellenza di tutta la provincia, ci lascia a dir poco stupefatti, soprattutto in considerazione del fatto che è stato creato un sito di stoccaggio (costato circa 600 mila euro) che avrebbe dovuto permetterci nei lunghi periodi di emergenza, tra l’altro, di proseguire ininterrottamente con la raccolta differenziata.
In verità, il sito di stoccaggio è servito ma ai comuni di Sant’arpino, Cesa, Carinaro e Aversa che vi hanno sversato durante le emergenza pregresse, tant’è che alcuni di questi si sono classificati tra i primi posti della classifica di Legambiente. Uno su tutti: Carinaro che si è attestato al 32,9% di raccolta differenziata.
Eppure l’emergenza rifiuti ha interessato e tutt’ora interessa tutti i comuni della provincia e allora perché solo noi non siamo stati capaci di attivare una seria politica di differenziazione dei rifiuti?
“Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.
In altri termini, i cittadini di Gricignano dall’inferno dei rifiuti a cui sono stati rilegati, sono ben consapevoli di essere di fronte all’ennesimo fallimento che chiama in causa l’Amministrazione Comunale (guarda caso di centro sinistra) ed in particolar modo l’assessore all’ambiente che INVITIAMO A RASSEGNARE LE DIMISSIONI, per aver contribuito a dare il colpo di grazia ad una situazione rifiuti, già di per se vergognosa, ributtante e a tratti addirittura catastrofica, mai conosciuta a memoria d’uomo.

venerdì 15 febbraio 2008

Forza Italia e Specchio: piscina comunale "D'Angelo rassegni le dimissioni".



Anno 2004: All’epoca del primo mandato LETTIERI, più volte e da più parti è stata sollevata la questione piscina comunale. In quel tempo, l’amministrazione comunale, sosteneva che la mancata apertura era dovuta al fatto che la piscina venne realizzata con vasca di tipo olimpionica e quindi non adatta per attività ludico/didattiche, motivo per cui, bisognava intervenire per adeguarla al fine di renderla utilizzabile specialmente per i più piccoli.


Anno 2005: Riproponiamo la questione ma dell’adeguamento annunciato nemmeno l’ombra.


Anno 2006:Secondo mandato LETTIERI. Nel mese di dicembre su nostre reiterate sollecitazioni, l’assessore con delega allo sport Andrea D’Angelo, prometteva la consegna della struttura ai cittadini di Gricignano non oltre la primavera 2007.


Anno 2007: E fu primavera e la piscina è sempre più una chimera. L’assessore allo Sport, su nostro ennesimo intervento a sottolineare una condotta politica tutt’altro che leale, non sapendo più a quale “Santo votarsi” e non paco delle promesse azzardate fatte qualche mese prima, garantiva ancora una volta che nel giro di qualche settimana la struttura sarebbe stata consegnata ai cittadini.


Anno 2008: Acclarata ormai la scarsa considerazione che questi amministratori hanno dei loro concittadini, segnaliamo l’ennesima amara sorpresa, la piscina è stata dichiarata ultimata ma la vasca è rimasta tale e quale. Per intenderci, l’adeguamento che nel 2004 veniva addotto quale motivo della ritardata apertura, non è stato effettuato e quindi, a questo punto, la piscina non dovrebbe essere idonea per le attività ludico/didattiche, ovvero, non sarebbe fruibile per i più piccoli. Ma questo, evidentemente, non importa o forse non è mai importato ai nostri amministratori.

E per finire, non contenti di questo fallimento, per ben due volte, hanno tentato di far passare in Consiglio Comunale una bozza di convenzione per la gestione privata della struttura, palesemente sbilanciata a favore del potenziale aggiudicatario. A chi doveva giovare una convenzione tanto allegra e presuntuosa? Chi stà muovendo le fila?

Staremo a vedere. Intanto, di fronte a questo ennesimo fallimento, riteniamo che un solo atto abbia ancora un senso: LE DIMISSIONI.
(da F.I. e Specchio)

mercoledì 13 febbraio 2008

IN ANTEPRIMA

MVB: «FINALMENTE GLI ITALIANI POTRANNO SCEGLIERE TRA DUE SCHIERAMENTI»


Chi è più nuovo? Berlusconi o Veltroni? Chi da 14 anni cerca di modernizzare l'assetto politico e istituzionale del Paese, o chi da trentacinque ha fatto la sua carriera all'interno del partito (dalla Fgci, al Pci, al Pds, fino ai Ds)? Chi è più nuovo? Il Pd o il Pdl? Ha più ragioni di offrirsi come speranza di rinnovamento il Partito Democratico che ha come presidente (e fondatore) Romano Prodi, o il Popolo della Libertà che offre una casa comune a tutti coloro che non vogliono abiurare nei confronti dei grandi valori delle democrazie occidentali?
Le domande sono retoriche, ma qualcosa di nuovo sta veramente accadendo in Italia: sarebbe un peccato non rendersene conto, inseguendo quesiti inutili. E dannosi. Ma non vogliamo ripetere come un mantra che la politica ha deluso i cittadini. Ci sono momenti in cui è giusto criticare, anche aspramente, ma ci sono altri momenti in cui è doveroso appassionarsi. Soprattutto quando dalla politica vengono segnali di cambiamento. Sarebbe da miopi non vedere che nella settimana appena conclusa qualcosa è cambiato. Anche nella politica italiana. C'è un nuovo spazio di speranza e di partecipazione per i cittadini italiani. Il Popolo della Libertà è quella novità della politica che milioni di italiani attendevano.
Non è retorica. È attenzione a ciò che ci accade intorno. Quindici mesi fa abbiamo dato avvio al nostro movimento - i Circoli della Libertà - che aveva covato fin dall'inizio un sogno: vedere nascere una nuova grande formazione politica che in Italia sapesse partire dai cittadini, non dai partiti, dalle segreterie, dalle oligarchie autoreferenziali. Poi abbiamo sussultato d'emozione, quando il 18 novembre scorso Silvio Berlusconi ha avviato la "svolta del predellino", annunciando la nascita del Popolo della Libertà. Quando il Governo Prodi si è schiantato, vittima delle contraddizioni della sinistra incapace di governare, la gioia si è mescolata al timore. Da un lato l'entusiasmo di vedere finalmente interrotta la iattura del peggior Governo della storia della nostra Repubblica. Dall'altro la preoccupazione che l'imminenza delle elezioni anticipate potesse rallentare - o addirittura rinviare - il processo di cambiamento avviato in novembre in piazza San Babila. Così non è stato. Berlusconi non ha ceduto, il suo sogno, il nostro sogno, è diventato realtà.
E ieri Berlusconi - al meeting dei Circoli della Libertà - ha reso palpabile il segno di questa novità non è tempo di disperdere le energie. Gli italiani avranno una grande opportunità, quella di creare quel bipolarismo virtuoso che nessuna riforme elettorale potrebbe assicurare. Saranno i voti a decretare la nascita di poli competitivi, capaci di candidarsi alla guida del Paese. Il Popolo della Libertà è già quel grande movimento in grado di organizzare il consenso dei liberali e dei moderati italiani, per tradurlo in proposta di Governo. Le divisioni del centrodestra devono scomparire. Gli italiani devono poter scegliere tra liste che siano sintesi comprensibili di valori e progetti. Per questo ben venga anche il Pd, che tuttavia non può fingere di non avere sostenuto il Governo Prodi e i suo disastri: dallo scandalo dei rifiuti di Napoli alla cancellazione di tutte le Grandi Opere avviate da Berlusconi; dalla forsennata tassazione, alla distruzione dello Stato. Questa è la differenza: il Popolo della Libertà vuole ripartire da dove due anni fa era arrivato Berlusconi; il Partito Democratico invece vuole continuare sulla strada disastrosa intrapresa da Prodi.
Michela Vittoria Brambilla (Libero)

martedì 12 febbraio 2008

Buonomo (Legambiente): "Comune virtuoso"


AMBIENTE | Sant'Arpino – Due chilogrammi di rifiuti in meno per ogni cittadino campano in sette giorni: e' la ''dieta'' lanciata da Legambiente per alleviare l'emergenza rifiuti. Una mobilitazione civile partita oggi in diversi comuni della regione, dove i volontari dell'associazione ambientalista hanno rilanciato la raccolta differenziata 'dal basso'. Porta a porta e in piazza, con meeting informativi nelle scuole e volantinaggio, coinvolgendo cittadini, parrocchie, associazioni, comitati e condomini. Fra i comuni che hanno aderito all'iniziativa anche Napoli, dove in piazza Immacolata, nel quartiere Vomero, e' stato allestito uno spazio in cui consegnare rifiuti elettrici ed elettronici. ''La gente all'inizio e' un po' diffidente - ha detto Antonio Gallozzi, responsabile campagne di Legambiente Campania - ma poi viene a consegnare monitor, televisioni e stampanti che altrimenti verrebbero accatastati ai margini dei contenitori gia' sommersi dai rifiuti solidi urbani, data la mancanza di isole ecologiche''. Oltre che nel capoluogo campano anche altri centri della regione hanno aderito all'iniziativa. Fra questi Sant'Arpino in provincia di Caserta, uno dei comuni ''virtuosi'', a detta del presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo, anche lui in piazza. I rifiuti selezionati e raccolti a Sant'Arpino saranno riciclati nell'impianto di Gricignano di Aversa, per Buonomo ''uno dei piu' avanzati d'Italia per la lavorazione della plastica, costretto pero' paradossalmente a importarla da altri Paesi''.

Fonte : Caserta News

lunedì 11 febbraio 2008

Fini: "Vi spiego la svolta storica. Dopo il voto, un partito unico"


Roma - Presidente Fini, che cosa sarà il Popolo della libertà, un cartello elettorale o un vero e proprio partito?

«Non sarà solo un cartello elettorale, guai se lo fosse. È un progetto molto più ambizioso che nasce da un accordo politico e che troverà la sua consacrazione nel momento elettorale ma dovrà necessariamente svilupparsi dopo. Del resto Berlusconi ha chiarito che coloro che saranno eletti con il Pdl faranno parte di un unico gruppo parlamentare».

Come è arrivata l’accelerazione decisiva?

«L’accelerazione è nata dalla consapevolezza della condizione irripetibile in cui si trovava il centrodestra italiano. Rispetto a qualche mese fa e anche rispetto all’aspra polemica che c’era stata dopo l’annuncio di San Babila erano accadute alcune cose che avevano cambiato radicalmente lo scenario».

Ma cosa vi siete detti con Berlusconi? Qual è stata la scintilla?

«A Berlusconi ho detto: ma se ci fosse la legge elettorale scaturita dal referendum, faremmo la lista unica? Berlusconi mi ha risposto di sì. A quel punto parlando ci siamo trovati d’accordo nel dire che per la prima volta poteva nascere un soggetto politico non calato dall’alto attraverso la scissione o la fusione di soggetti esistenti ma dal basso, nelle urne, per espressa volontà del corpo elettorale. E abbiamo rotto gli indugi».

Come farete a dare un’anima a questa nuova creatura?

«Il Pantheon dei nostri valori è condiviso da tempo. E questo è avvenuto grazie all’esperienza di governo e attraverso i valori del Ppe. Inoltre esiste un manifesto dei valori redatto e firmato da tutti noi. Su questo si è andata a innestare la spinta proveniente dal popolo del 2 dicembre che ci ha fatto sentire indietro rispetto al sentire dell’elettorato».

Che cosa significa affrontare queste elezioni senza il simbolo di An? È preoccupato?

«Innanzitutto da domani sarò impegnatissimo a spiegare al partito che cosa sta accadendo. Ma non sono preoccupato per due ragioni: le identità dei partiti non sono espresse solo dai simboli - se fosse così si tratterebbe di identità assai deboli - ma dai valori e dai principi di riferimento. E da questo punto di vista c’è una sostanziale omogeneità soprattutto con Forza Italia. Inoltre già nel ’96 e nel 2001 la maggior parte dei deputati e dei senatori vennero eletti con un simbolo che non era né quello di Forza Italia né quello di An. Senza contare il referendum che promuovemmo per l’abolizione della quota proporzionale».

An verrà sciolta?

«An dovrà discutere fin dalla direzione di sabato, che sarà allargata a tutti i gruppi parlamentari, della nuova strategia. E se, come mi auguro, ci sarà il via libera, nei primi mesi dell’autunno sarà indetto un congresso per sancire questa decisione e avviare la fase successiva che dovrà portare alla nascita di un vero e proprio partito».

Che cosa farà l’Udc a questo punto?

«Sarebbe davvero grave se gli amici dell’Udc non comprendessero l’importanza di ciò che sta accadendo e non contribuissero a rendere il Popolo della libertà più forte e credibile nei valori e nella sua capacità di governo».

Qual è la sua previsione?

«Confido nella lungimiranza di Pier Ferdinando Casini».

Perché concedete alla Lega l’uso del simbolo e all’Udc no?

«La Lega ha una sua specificità legata al fatto che è presente solo in alcune aree. Il modello che mi viene facile evocare è il modello tedesco con l’alleanza strategica tra Cdu e Csu».

Dal punto di vista organizzativo che cosa accadrà? Ci sarà una sede unica? Perderemo sinonimi giornalistici come Via della Scrofa e Via dell’Umiltà?

«Non bisogna avere fretta. L’importante è avere un progetto politico chiaro e vincente. Poi, per dirla con De Gaulle, l’attendenza seguirà. Fermo restando che ritengo importantissimo affinare la macchina organizzativa».

Come si fa ad esorcizzare il rischio di avere un’Armata Brancaleone, con tante sigle che confluiscono insieme?

«Il semplice fatto che ci sia l’impegno di che entra a rimanere nel gruppo parlamentare unico è una garanzia contro i frazionismi. Inoltre dovrà valere la regola delle decisioni a maggioranza».

Spesso in Italia la confluenza di più partiti in un’unica formazione non è riuscita a produrre la somma delle percentuali. Questa volta che cosa accadrà?

«È vero quello che lei dice ma qui siamo in presenza di uno scenario diverso perché questa non è una lista ma il progetto di un soggetto politico capace di rappresentare oltre il 40% degli italiani. È una accelerazione verso un assetto che se non è bipartitico ci va molto vicino».

(da il giornale)

sabato 9 febbraio 2008

Gricignano: zero in pagella per la raccolta differenziata.



GRICIGNANO. “A Gricignano la maglia nera sulla raccolta differenziata”. Lo afferma la sezione cittadina di Forza Italia, che cita la speciale classifica di Legambiente sui “comuni ricicloni” del 2007.
“Il nostro Comune – afferma il coordinamento cittadino azzurro – ha conseguito un bel zero in pagella, classificandosi ultimo su 104 comuni della provincia di Caserta con una raccolta differenziata pari a 0%. Eppure avevamo iniziato la raccolta differenziata già da qualche anno, il trend sarebbe dovuto essere positivo anche in considerazione del fatto che è stato creato un sito di stoccaggio provvisorio che avrebbe dovuto permetterci di non interrompere la raccolta differenziata nei lunghi periodi di emergenza. Sito, che avrà sicuramente rappresentato un valore aggiunto per i comuni di Sant’Arpino, Cesa e Carinaro che vi hanno sversato, com’è noto, durante le emergenze pregresse, tant’è che questi comuni si sono classificati nei primi 20 posti della stessa classifica, con Carinaro che si è attestato al 32,9% di raccolta differenziata. Come dire l’emergenza c’era per tutti e allora perché non siamo stati capaci di attivare una seria politica di differenziazione dei rifiuti? Insomma un vero e proprio fallimento che chiama in causa l’amministrazione comunale, che ha intrapreso una politica timida per la raccolta differenziata e che ha portato e porterà ad aumenti dei costi di smaltimento enormi, perché smaltire l’indifferenziato costa caro, mentre la differenziata è più cara nella fase di raccolta ma estremamente meno cara nella fase di smaltimento, in quanto solo il 10% del totale della raccolta differenziata è organico (parte vegetale, rifiuti da cucina)”.

Gli azzurri poi aggiungono: “Qualche malinformato potrebbe sintetizzare il tutto con la solita frase: ‘…c’è l’emergenza, quindi la raccolta differenziata è l’ultimo dei problemi, ci vogliono gli inceneritori’. Niente di più insensato. Siamo ormai tutti convinti che per completare il ciclo dei rifiuti non si può prescindere dagli inceneritori e/o termovalorizzatori che dir si voglia, ma bisogna evidenziare anche il fatto che gli inceneritori non sono la panacea di tutti i mali perché la loro eventuale portata inquinante è tanto più bassa quanto più alta è la percentuale di raccolta differenziata. Raccolta che, ricordiamo, a Gricignano è ferma al palo”.

Forza Italia conclude: “Invitiamo, pertanto, il sindaco e l’assessore all’ambiente a relazionare, in tempi brevi, sui dati forniti da Legambiente che rappresentano, allo stato, il fallimento dell’intera politica comunale”.

venerdì 8 febbraio 2008

Anche Rotondi nel partito del Popolo della Libertà


La Dca di Gianfranco Rotondi aderisce al partito del Popolo della Libertà. "L'accordo di Berlusconi e Fini sulla lista del Pdl e' una svolta storica. La Dca aveva gia' aderito al Pdl, al Consiglio Nazionale di domani dovro' solo dire ai democristiani che ho l'onore di averli riportati in un grande partito di massa ispirato al Ppe. La transizione italiana e' finita, sara' una vittoria bellissima come quella del '48". Lo dichiara il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, senatore Gianfranco Rotondi. -

Cambia la storia del Centro Destra: Berlusconi e Fini raggiungono l'accordo sulla lista unica.


Con il Partito del Popolo della Liberta' si stà scrivendo una pagina storica della politica italiana. Sono le dichiarazioni di Gianfranco Fini al termine dell'incontro avuto con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli.

"Un nuovo grande soggetto politico ispirato ai valori del Ppe e quindi alternativo alla sinistra", ha affermato Gianfranco Fini che ha aggiunto "Condivido pienamente la proposta di Berlusconi di dare al Popolo delle Liberta' un'unica voce in Parlamento".

Fini lancia poi un appello a Casini: "Mi auguro che anche gli amici dell'Udc vogliano contribuire a scrivere questa importante pagina della storia politica italiana". A questo punto, pero', l'accordo raggiunto con Silvio Berlusconi dovra' essere ratificato da AN: "Nei prossimi giorni - sottolinea Fini - chiedero' doverosamente alla Direzione di An di ratificare questa decisione".

giovedì 7 febbraio 2008

Giovanardi lascia l'Udc assieme a Barbieri: aderiamo al nuovo progetto di Berlusconi


ROMA - Carlo Giovanardi rassegna le dimissioni dall'Udc: «La nostra lista dei popolari liberali aderisce al progetto di Silvio Berlusconi. Non entriamo in Forza Italia ma nel Partito del Popolo della Libertà». L'ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nell'ultimo congresso centrista ha preso il 14%, ma fa osservare che «il 72% degli elettori dell'Udc - secondo un sondaggio di Mannheimer - è disposto ad entrare nel Pdl». «In due anni e mezzo - spiega in una conferenza stampa - abbiamo dissentito su tutta la linea. Ora vediamo che nell'Udc si torna a mettere in discussione Berlusconi e prevediamo che torneranno tutti i distinguo, le perplessità che hanno segnato» il governo del centrodestra. Per questo motivo, «proprio mentre dall'altra parte c'è la novità del Pd, noi andiamo in un partito in cui confluiranno tutti quelli che vogliono che l'Italia diventi un Paese normale». Per Giovanardi non «ha più senso un partito che abbia il 4 o il 5%. Invitiamo - aggiunge - i tantissimi amici che ci hanno seguito in questi anni a venire con noi. Con la nostra storia vogliamo essere una componente della costola del Ppe che nascerà in Italia».

GLI ALTRI - L'ex ministro spiega di essere sicuro che il progetto di Berlusconi non si arenerà: «Consideriamo Berlusconi una persona seria, è evidente che ci sarà. Come graficamente si presenterà il progetto alle prossime elezioni è solo una questione tecnica». Insieme a Giovanardi esce dal partito anche un altro deputato centrista, Emerenzio Barbieri.

(corr. sera)

mercoledì 6 febbraio 2008

«Il vice di Bassolino guadagnava un milione» Rifiuti, requisitoria del pm. La Procura: con cifre così alte, più durava l'emergenza più si lucrava


NAPOLI — L'emergenza rifiuti è stata l'occasione per far guadagnare cifre «inimmaginabili » a chi lavorava negli anni scorsi al commissariato straordinario, dove durante la gestione Bassolino i subcommissari hanno ricevuto compensi pari anche a novantacinquemila euro al mese e non c'era quindi alcun interesse a risolvere la situazione. È questo uno dei punti centrali della requisitoria dei pm Noviello e Forleo durante l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio del governatore della Campania Bassolino, dei vertici di Impregilo e di alcuni ex rappresentanti del commissariato.

I pm hanno citato i casi più eclatanti: il subcommissario Vanoli percepiva un milione e cinquantamila euro all'anno, i subcommissari Paolucci e Facchi, compensi tra gli ottocento e i novecentomila euro. La stessa situazione si sarebbe verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata dai pm, si lamentava con l'interlocutore, perché il suo stipendio era di cinquemila euro mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a un miliardo di lire all'anno.

Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro che «più durava l'emergenza più si guadagnava», e quindi la gestione commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati — soprattutto non aver messo a norma gli impianti cdr che producono un materiale inutilizzabile come combustibile nel futuro inceneritore di Acerra e in qualunque altro inceneritore — e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo e non politico» e aveva quindi «giuridicamente l'obbligo di controllare».

L'emergenza che oggi affligge la Campania nasce, sostiene la Procura, anche da quella cattiva gestione commissariale che consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per cento dei rifiuti prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento, intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano «fame di discariche» con la quale deve fare i conti oggi il commissario De Gennaro mentre cerca di portare la regione fuori dalla crisi.

Una crisi che rischia di costare all'Italia pesanti sanzioni dall'Ue (appena avviata una nuova procedura di infrazione per le troppe discariche abusive in tutto il Paese) e che potrebbe ulteriormente acuirsi a causa del blocco dell'impianto di cdr di Giugliano, che ha i depositi pieni e ieri ha dovuto sospendere la lavorazione dei rifiuti.

F. B. (corr. sera)

Napolitano ha sciolto le Camere



ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ufficializzato con un decreto lo scioglimento del Senato e della Camera dei deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione ai cronisti, con il grande «rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata».

SCELTA OBBLIGATA - Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado «impegno e scrupolo» che il capo dello Stato giudica encomiabili, «non è purtroppo stato coronato da successo». Napolitano non ha insomma nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. «Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica».

«ELEZIONI ANTICIPATE ANOMALIA» - Ma il precipitare della situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. «La decisione di sciogliere le Camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese».

«CONTINUI IL DIALOGO» - Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: «Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l'Italia è chiamata».

A. Sa. (corr.sera)

martedì 5 febbraio 2008

La Corte dei Conti certifica il fallimento del centrosinistra

"La relazione annuale della Corte dei Conti e’ la migliore certificazione tecnica del fallimento politico del centro sinistra al Governo". Lo ha affermato Osvaldo Napoli deputato di Forza Italia. "La magistratura contabile e’ stata impietosa nella sua documentata denuncia contro lo scasso della finanza pubblica nei due anni del Governo Prodi. E’ aumentata la spesa corrente, e’ stata drasticamente ridotta la spesa per investimenti e molte amministrazioni pubbliche non sono neppure piu’ in condizione di lavorare. Peggio ancora e’ andata sul fronte dei rifiuti: la Corte dei Conti ha elencato ben sette infrazioni commesse dall’Italia e rilevate dall’Unione Europea per le quali ci attendono multe pesantissime. La Magistratura contabile ha cosi’ evidenziato il disastro provocato dal centro sinistra in due anni di non-governo. E’ da qui che il centro destra deve partire per costruire un programma di risanamento e di rilancio del Paese e dell’economia italiana".

sabato 2 febbraio 2008

LA SFIDA DEL POLO: PRIMARIE SULLE IDEE

Considerando che non sembrano più esserci valide alternative al voto, nonostante i pur apprezzabili tentativi fatti dal presidente del Senato, Franco Marini, per evitarlo, penso che ora il vero problema sia quello di impostare una campagna elettorale che sia la più chiara ed anche la più convincente possibile. E questo per un motivo assai semplice: mesi e mesi di bizantine chiacchiere interamente dedicate a temi come quelli della riforma elettorale, di cui forse solo un cittadino su diecimila è riuscito a comprendere nessi, logiche e soprattutto contenuti, hanno annebbiato la vista e confuso ancor più le idee a quei molti milioni di elettori già da tempo tentati - e per ragioni più che motivate - di voltare le spalle alla politica.
Ecco perché mi pare indispensabile che chi si presenta ora alle elezioni debba cambiare approccio e persino, in qualche misura, anche strategie, dando prima di tutto un taglio netto alle fumisterie che hanno animato, in questi mesi, la discussione all'interno dei palazzi romani. E, parlando da semplice cittadino quale io sono, mi pare che la politica oggi debba riflettere su alcune questioni che, allo stato delle cose, ritengo fondamentali. Innanzitutto: se assolutamente non ci piove sul fatto - nemmeno Veltroni riesce ad immaginare il contrario - che il nuovo voto esprimerà un giudizio assai negativo sull'operato del governo Prodi, è anche vero però che una buona parte dell'elettorato non si accontenterà più, questa volta, di cambiare maggioranza e poi di risedersi tranquillizzato in panchina sperando che possa iniziare finalmente una stagione della politica tutta diversa dalla precedente. Questa volta all'elettore non sembrano più bastare ouverture che spesso ammantano di sia pur lodevoli suggestioni le campagne elettorale. Al contrario, prima di acquistare il biglietto al botteghino, vorrà leggere anche, da cima a fondo, il libretto dell'opera a cui dovrà assistere. Questo per dire che lo schieramento moderato che si avvia a vincere, forse addirittura a stravincere, queste consultazioni si giocherà gran parte della sua credibilità presente ma soprattutto futura proprio sui contenuti del programma che intenderà presentare all'elettore.
Ecco la grande novità che potrebbe determinare una salutare svolta nel modo di fare politica in questo paese: partiti che prima sottoscrivono tutti insieme e poi si impegnano a realizzare riforme che riguardino la costituzione e lo sviluppo dell'economia, che siano già così chiare e così ben definite da non poter poi più essere stravolte, contraddette o addirittura accantonate in corso d'opera. Io sono convinta che un approccio così pragmatico sarebbe il giusto colpo di frustra per un sistema politico che sta rischiando di perdere interi pezzi di credibilità. Che poi si potrebbe anche fare di più perché che cosa vieterebbe - ecco le "primarie" che restituirebbero vitalità intrinseca a tutto il sistema democratico - che anche il cittadino, prima ancora di andare alle urne, potesse dare il suo voto o comunque esprimere un suo vero giudizio di merito sulle riforme che vengono proposte? Ma per far questo occorre che, in campagna elettorale, non si parli più soltanto per titoli e per slogan ma si cominci a viaggiare finalmente sul binario della massima concretezza. Proposte che vengano messe sul tavolo per produrre fatti. Il centro destra guidato da Berlusconi ha tutte le carte in regola per poter fare entrambe le cose. Questa sarebbe la grande novità di queste elezioni: partiti che fanno le leggi insieme con i cittadini, una forma di partecipazione diretta che, in democrazie più moderne e vaccinate della nostra, ha già dato ottimi risultati.
MVB

venerdì 1 febbraio 2008

Quelle riforme affossate da Prodi e Veltroni


In politica, come a ruba mazzo, conta la tempistica, perché vince chi mette per primo sul tavolo la carta giusta. Ed eccole qui, in rapida successione, le due scene che meritano di essere ripassate in moviola da chi vuol conoscere in anticipo quale sarà con ogni probabilità l’epilogo dell’esplorazione che ora sta conducendo Franco Marini. Palazzo del Quirinale: il presidente del Senato, preceduto dallo scampanellio delle grandi occasioni, annuncia di aver accettato l’incarico, sia pur “gravoso”, di verificare l’esistenza, in Parlamento, di una maggioranza che voglia insieme con lui fare la riforma elettorale per poi dare subito uno stop alla legislatura. Ad aprile o a giugno non si sa. Ma ecco che, mentre Marini ancora parla solenne, arriva in cuffia ai telecronisti la decisione, in simultanea ed altrettanto solenne, di tutti i senatori dell’Udc di casa Casini di impiombare definitivamente questo tentativo ancor prima che esso veda la luce.

Il passaparola supera, in un lampo, il muro dei corazzieri, ma è troppo tardi perché come può ormai un Marini già ufficialmente incaricato tirarsi indietro? Del resto, chi fa opera di scavo per conoscere alcuni dei motivi che hanno portato a questo ennesimo, ma quasi certamente inconcludente, giro di tavolo, scopre magari cose che certe cronache di palazzo si guardano bene oggi dal mettere in piazza. E non c’entra nemmeno tanto il Capo dello Stato il quale, per le responsabilità che la Costituzione gli assegna, non poteva forse agire diversamente. I motivi sono altri - due soprattutto - e si intrecciano strettamente con la strategia che Walter Veltroni sta da tempo cercando di attuare e che lo scioglimento immediato delle Camere rischia ora di far saltare. Il primo è che, senza una nuova legge elettorale come quella che aveva all’inizio cominciato a tessere con Silvio Berlusconi, la sua creatura, cioè il Partito democratico, rischia non solo di non avere una sufficiente spinta propulsiva ma di perdere anche, costretto di nuovo ad affondare nei miasmi delle vecchie alleanze con l’estrema sinistra,gran parte di quella autonomia (“vado da solo”) che avrebbe dovuto essere il vero appeal elettorale della nuova formazione politica. E il fatto che almeno un terzo del Pd si sfreghi oggi le mani per questo suo insuccesso, certo non lo rincuora. Ma il secondo motivo vale quanto il primo perché Veltroni non digerisce nemmeno che a condurre la danza elettorale sia, da palazzo Chigi come presidente del Consiglio di un Governo dimissionario ma sempre in carica per gli affari correnti, proprio un personaggio come Romano Prodi, che è la causa prima del tracollo di consensi subito dallo schieramento di tutto il centrosinistra nell’arco dell’ultimo anno. Difatti, è inutile raccontarsi storie: i due ormai si odiano e per giustificabili motivi. Prodi odia Veltroni perché lo considera il vero responsabile dello sfracello della sua coalizione. E Veltroni lo ricambia della stessa moneta perché, a sua volta, lo giudica responsabile di una politica di Governo che ha fatto fuggire a gambe levate una larga fetta di elettori.

E, in più, dovrebbe fare la campagna elettorale con l’immaginetta prodiana alle spalle? Questo sì che è davvero troppo. Per Veltroni. Ma, visto che questo è lo scenario, c’è o no ancora un barlume di speranza di riformare qualcosina prima del voto? Pare proprio di no. E un diverso ragionamento rischia ormai di sciogliersi in un mare di se. Se Veltroni avesse preso il coraggio a quattro mani e avesse battuto i pugni sul tavolo al momento opportuno, quando, ad esempio, pareva essere arrivata quasi sulla pista di decollo l’intesa bipartisan su un certo progetto di riforma, allora sì che avrebbe avuto qualche chance in più. Ma, ricattato in ogni modo da Prodi, è stato costretto a fermarsi sulla soglia e i suoi tanti avversari non aspettavano proprio altro per spingerlo ancora più indietro. E se Prodi avesse abbandonato il campo un anno fa, tirando le fila della sua devastante politica, allora sì che si sarebbe messo in moto un confronto, in Parlamento, sulla riforma elettorale e forse anche su qualcos’altro. E se poi, come aveva proposto Berlusconi subito dopo questo, per la sinistra, assai claudicante risultato elettorale, Prodi avesse accettato di confrontarsi su un’ipotesi, più che motivata dai numeri, di grande coalizione... Ma Prodi questo è, e lo sa pure Veltroni. Il guaio per la sinistra è che lo sanno anche gli elettori.

Vittorio Bruno (Giornale della Libertà)