Considerando che non sembrano più esserci valide alternative al voto, nonostante i pur apprezzabili tentativi fatti dal presidente del Senato, Franco Marini, per evitarlo, penso che ora il vero problema sia quello di impostare una campagna elettorale che sia la più chiara ed anche la più convincente possibile. E questo per un motivo assai semplice: mesi e mesi di bizantine chiacchiere interamente dedicate a temi come quelli della riforma elettorale, di cui forse solo un cittadino su diecimila è riuscito a comprendere nessi, logiche e soprattutto contenuti, hanno annebbiato la vista e confuso ancor più le idee a quei molti milioni di elettori già da tempo tentati - e per ragioni più che motivate - di voltare le spalle alla politica.
Ecco perché mi pare indispensabile che chi si presenta ora alle elezioni debba cambiare approccio e persino, in qualche misura, anche strategie, dando prima di tutto un taglio netto alle fumisterie che hanno animato, in questi mesi, la discussione all'interno dei palazzi romani. E, parlando da semplice cittadino quale io sono, mi pare che la politica oggi debba riflettere su alcune questioni che, allo stato delle cose, ritengo fondamentali. Innanzitutto: se assolutamente non ci piove sul fatto - nemmeno Veltroni riesce ad immaginare il contrario - che il nuovo voto esprimerà un giudizio assai negativo sull'operato del governo Prodi, è anche vero però che una buona parte dell'elettorato non si accontenterà più, questa volta, di cambiare maggioranza e poi di risedersi tranquillizzato in panchina sperando che possa iniziare finalmente una stagione della politica tutta diversa dalla precedente. Questa volta all'elettore non sembrano più bastare ouverture che spesso ammantano di sia pur lodevoli suggestioni le campagne elettorale. Al contrario, prima di acquistare il biglietto al botteghino, vorrà leggere anche, da cima a fondo, il libretto dell'opera a cui dovrà assistere. Questo per dire che lo schieramento moderato che si avvia a vincere, forse addirittura a stravincere, queste consultazioni si giocherà gran parte della sua credibilità presente ma soprattutto futura proprio sui contenuti del programma che intenderà presentare all'elettore.
Ecco la grande novità che potrebbe determinare una salutare svolta nel modo di fare politica in questo paese: partiti che prima sottoscrivono tutti insieme e poi si impegnano a realizzare riforme che riguardino la costituzione e lo sviluppo dell'economia, che siano già così chiare e così ben definite da non poter poi più essere stravolte, contraddette o addirittura accantonate in corso d'opera. Io sono convinta che un approccio così pragmatico sarebbe il giusto colpo di frustra per un sistema politico che sta rischiando di perdere interi pezzi di credibilità. Che poi si potrebbe anche fare di più perché che cosa vieterebbe - ecco le "primarie" che restituirebbero vitalità intrinseca a tutto il sistema democratico - che anche il cittadino, prima ancora di andare alle urne, potesse dare il suo voto o comunque esprimere un suo vero giudizio di merito sulle riforme che vengono proposte? Ma per far questo occorre che, in campagna elettorale, non si parli più soltanto per titoli e per slogan ma si cominci a viaggiare finalmente sul binario della massima concretezza. Proposte che vengano messe sul tavolo per produrre fatti. Il centro destra guidato da Berlusconi ha tutte le carte in regola per poter fare entrambe le cose. Questa sarebbe la grande novità di queste elezioni: partiti che fanno le leggi insieme con i cittadini, una forma di partecipazione diretta che, in democrazie più moderne e vaccinate della nostra, ha già dato ottimi risultati.
MVB
sabato 2 febbraio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento